Il territorio
UN TERRITORIO DA SCOPRIRE E TUTELARE
La Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola non è solo un laboratorio naturale ricco di spunti per l’osservazione diretta delle diverse componenti ecosistemiche e del sistema idrografico qui presenti, ma è anche un esempio concreto di interdipendenza fra le attività antropiche e le risorse naturali.
Un’area di tale valore naturalistico può e deve essere fonte di ispirazione per intraprendere un percorso di crescita culturale sia per coloro che vivranno in futuro quest’area, sia per coloro che, visitandola, vi lasceranno un’impronta leggera e ne rispetteranno i delicati equilibri.
La Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola è stata istituita per assicurare, nel contesto della convenzione di Ramsar (firmata nel 1971 per riconoscere e regolamentare le zone umide di importanza internazionale soprattutto come habitat degli uccelli acquatici), un ambiente idoneo alla sosta e alla nidificazione dell’avifauna migratoria, per tutelare e mantenere le caratteristiche naturali e paesaggistiche della zona umida, per disciplinare e controllare la fruizione dell’area a fini didattico-ricreativi e per regolamentare le attività socio-economiche presenti, nel rispetto delle esigenze di conservazione dell’ambiente.
La Riserva Naturale si estende su un territorio da sempre conteso fra terra ferma e acqua e la peculiarità della sua posizione geografica rende l’area ricca di interessanti spunti di osservazione, sia dal punto di vista naturalistico, sia da quello storico-culturale.
Il Pian di Spagna si trova nella parte più settentrionale della Lombardia e forma una pianura di circa 1600 ettari alla confluenza di Valtellina e Valchiavenna, tra Lago di Mezzola e Lago di Como.
L’area si estende pianeggiante alla quota di circa 200 m slm, con l’unica eccezione rappresentata dai “Montecchi”, isolati dossi emergenti dal Piano di Colico e che si assestano sui 300 m slm circa.
Nell’area del Pian di Spagna, ripartita tra le province di Como (con i comuni di Sorico e Gera Lario) e Sondrio (comuni di Dubino, Verceia e Novate Mezzola), hanno inizio tre gruppi montuosi: a nord-ovest le Alpi Lepontine, con il roccioso Monte Berlinghera (1930 m); a nord-est le Alpi Retiche, con le cime granitiche della Valle dei Ratti e della Val Codera e lo sperone del Sasso del Manduino (2888 m); a sud le Alpi Orobie, con il Monte Legnone (2609 m) che chiude l’orizzonte.
Alla confluenza di due vallate, la Valchiavenna, a percorrenza nord-sud, e la Valtellina, a percorrenza est-ovest, si è formata un’area pianeggiante, i cui confini sono delimitati dal Lago di Como, nella sua parte più settentrionale, e dal Lago di Mezzola; i monti circostanti, che si raccordano con il piano, costituiscono una pittoresca cornice a questo lembo di pianura.
L’AMBIENTE FISICO E LA SUA EVOLUZIONE NEL TEMPO
La piana alluvionale del Pian di Spagna, costituita dai detriti trasportati e depositati dal fiume Adda nel tempo, ha origini piuttosto recenti. Si tratta prevalentemente di depositi grossolani, per lo più limo-sabbiosi.
Annoverato tra le rocce che costituiscono le montagne circostanti è presente il granito di San Fedelino, una roccia intrusiva affiorante per oltre 6 kmq sui monti della bassa Valchiavenna. È una roccia chiara, a grana fine, costituita da quarzo, feldspati bianchi, muscovite e biotite. Vista la sua elevata durezza, è stato largamente impiegato in passato per pavimentazioni stradali e per edilizia civile.
I monti che circondano il Pian di Spagna vedono la loro origine durante l’orogenesi alpina nel Terziario, i laghi che lo lambiscono si sono, invece, formati dopo il ritiro dalle valli alpine dei grandi ghiacciai, circa 10000 anni fa. È questo il periodo in cui il Pian di Spagna inizia la sua storia con i depositi dell’Adda nel tratto inferiore della Valchiavenna e sul fondo del Lario. Si forma, così, un delta sommerso, le cui terre emergono lentamente e gradualmente dall’acqua e separano Lago di Como e di Mezzola. Tale disgiunzione fu più marcata intorno al 200 a.C., dall’etimologia toponomastica sappiamo, infatti, che, in epoca romana, il lago si spingeva molto in Valchiavenna, sino a Summo Laco (l’odierna Samolaco).
Dalla fine del ‘300 ripetute esondazioni dei fiumi e del lago determinarono l’impaludamento della zona e, quindi, l’abbandono del centro di Olonio. A seguito di un lungo e prolungato maltempo, nel 1520, l’Adda uscì dal proprio alveo e se ne costruì uno nuovo.
Si susseguirono nei due/tre secoli successivi varie alluvioni che contribuirono a modificare l’ambiente circostante, dall’aspetto evidentemente molto mutevole e coltivato, ove possibile, anche grazie ai canali di sgrondo, ma vessato dalla malaria.
All’inizio del XIX secolo gli Austriaci intrapresero politiche di bonifica e recupero del luogo per riprendere terreno agricolo, debellare la malaria e migliorare la viabilità. In particolare, venne rettificato l’ultimo tratto del corso dell’Adda e venne realizzato il canale Borgofrancone, le cui acque provengono dalle pendici del Monte Legnone.
Le opere di bonifica proseguirono fino alla metà del ‘900, ma non furono mai risolutive ed è proprio in questo contesto, caratterizzato dalla presenza di residue porzioni di habitat acquatici, che si è innestata, negli ultimi decenni, la coscienza dell’importanza della tutela e salvaguardia delle zone umide.
Gli interventi antropici volti a modificare il territorio sono stati affiancati dai cambiamenti dovuti ai processi naturali di interramento del Lago di Mezzola, che non hanno mai avuto sosta, grazie anche al proliferare della tipica vegetazione di canneto.
L’attuale paesaggio vegetale del Pian di Spagna è il risultato di un processo dinamico di complesse interazioni tra vicende naturali ed interventi umani. Da un lato, infatti, le esondazioni del fiume Adda e del Lario hanno favorito la vegetazione palustre, dall’altra, essendo quest’ultima ritenuta improduttiva, la piana è stata soggetta ad interventi di bonifica.
Le comunità vegetali idro-igrofile, poi, sono state soggette ad una fase di regressione dovuta alle modifiche indotte alla regimazione del fiume Adda (metà XIX secolo) e al recente sviluppo urbanistico e viario della zona.
Accanto alla naturale vegetazione palustre, sono presenti comunità vegetali di origine antropogena, tra cui prati da fieno, campi coltivati, filari di pioppi.
Vi sono, infine, superfici che presentano un carattere intermedio tra la naturalità e gli interventi umani, quali i prati di seconda (prati igrofili ospitanti piante palustri e che vengono sfalciati).