L’ambiente fisico e la sua evoluzione nel tempo
La piana alluvionale del Pian di Spagna, costituita dai detriti trasportati e depositati dal fiume Adda nel tempo, ha origini piuttosto recenti. Si tratta prevalentemente di depositi grossolani, per lo più limo-sabbiosi.
Annoverato tra le rocce che costituiscono le montagne circostanti è presente il granito di San Fedelino, una roccia intrusiva affiorante per oltre 6 kmq sui monti della bassa Valchiavenna. È una roccia chiara, a grana fine, costituita da quarzo, feldspati bianchi, muscovite e biotite. Vista la sua elevata durezza, è stato largamente impiegato in passato per pavimentazioni stradali e per edilizia civile.
I monti che circondano il Pian di Spagna vedono la loro origine durante l’orogenesi alpina nel Terziario, i laghi che lo lambiscono si sono, invece, formati dopo il ritiro dalle valli alpine dei grandi ghiacciai, circa 10000 anni fa. È questo il periodo in cui il Pian di Spagna inizia la sua storia con i depositi dell’Adda nel tratto inferiore della Valchiavenna e sul fondo del Lario. Si forma, così, un delta sommerso, le cui terre emergono lentamente e gradualmente dall’acqua e separano Lago di Como e di Mezzola. Tale disgiunzione fu più marcata intorno al 200 a.C., dall’etimologia toponomastica sappiamo, infatti, che, in epoca romana, il lago si spingeva molto in Valchiavenna, sino a Summo Laco (l’odierna Samolaco).
Dalla fine del ‘300 ripetute esondazioni dei fiumi e del lago determinarono l’impaludamento della zona e, quindi, l’abbandono del centro di Olonio. A seguito di un lungo e prolungato maltempo, nel 1520, l’Adda uscì dal proprio alveo e se ne costruì uno nuovo.
Si susseguirono nei due/tre secoli successivi varie alluvioni che contribuirono a modificare l’ambiente circostante, dall’aspetto evidentemente molto mutevole e coltivato, ove possibile, anche grazie ai canali di sgrondo, ma vessato dalla malaria.
All’inizio del XIX secolo gli Austriaci intrapresero politiche di bonifica e recupero del luogo per riprendere terreno agricolo, debellare la malaria e migliorare la viabilità. In particolare, venne rettificato l’ultimo tratto del corso dell’Adda e venne realizzato il canale Borgofrancone, le cui acque provengono dalle pendici del Monte Legnone.
Le opere di bonifica proseguirono fino alla metà del ‘900, ma non furono mai risolutive ed è proprio in questo contesto, caratterizzato dalla presenza di residue porzioni di habitat acquatici, che si è innestata, negli ultimi decenni, la coscienza dell’importanza della tutela e salvaguardia delle zone umide.
Gli interventi antropici volti a modificare il territorio sono stati affiancati dai cambiamenti dovuti ai processi naturali di interramento del Lago di Mezzola, che non hanno mai avuto sosta, grazie anche al proliferare della tipica vegetazione di canneto.